In quanto essere vivente sono parte della natura, un’infinitesima parte di essa. La sua forza e il suo equilibrio sono un esempio, una fonte di ispirazione. Madre di ogni elemento e sostanza, insieme con il suo partner, il Cosmo, crea ogni tipo di dualità. Il ciclo della nascita e della morte si svela davanti ai nostri occhi nel pieno del suo mistero e ci lascia intuire che nulla si crea e nulla si distrugge. Come non ammirarla? Come non rispettarla?
Nel 2010 al termine di un master all’Ehess di Parigi, ho scritto un progetto di ricerca per un dottorato che non è stato mai accettato dai docenti a cui l’avevo proposto. Forse non scritto correttamente, forse troppo naif, il progetto è diventato un’idea da approfondire, sulla quale lavorare. Ho sempre pensato che l’antropologo e l’etnologo hanno molto in comune con l’artista quanto meno la ricerca che entrambi svolgono per giungere alle rispettive conclusioni. Per entrambi il lavoro non è mai completo, la ricerca può durare una vita e cambiando il punto di vista si sviluppano ogni volta considerazioni diverse e più armoniose. La metodologia, dello scienziato e dell’artista, non sempre coincide cosi’ come il loro fine, ci sono progetti che li mettono a contatto perché capaci entrambi di ascoltare, osservare, documentare e mettere in relazione il visibile con l’invisibile. Entrambi si servono della loro sensibilità e logica e possono lavorare con ciò che non è ancora definibile. E’ con questo spirito che sto sperimentando forme e modi per creare una relazione tra me, individuo, e quello che mi circonda.
// Acción para una foto, L’Agricoltore Nomade, Il bosco politico , Il passo del vento, The Pusher (of my library), Spots, Observatoire