Fotografie 10×15 disegnate a mano con pennarello bianco. Stampe su carta fotografica colori da pellicola diapositiva sviluppata in cross-processing. (2003)
Le fotografie sono scattate negli ambienti a me familiari o frequentati in quel periodo, le immagini disegnate sono le riproduzioni di fotografie trovate, nelle stesse settimane degli scatti fotografici, su quotidiani e giornali gratuiti.

Il 2003 è l’anno dell’invasione americana in Iraq e l’anno della morte di una cara zia.

Le immagini della realtà si sommano alle immagini della memoria, personale e storica. L’individuo come parte di una collettività si incontra e si scontra con le immagini e i suoni che la sua mente indicizza e mette in serbo. Visioni mnemoniche di un passato mai completamente passato, di un passato che vive mascherato nel futuro. Limiti di tempo e di spazio cosi’ impossibili da definire e cosi’ necessari all’uomo alla ricerca di definizione e catalogazione. Immagini, nomi e suoni intasano la mia memoria che ha iniziato a servirsi di Internet per ritrovare date e informazioni personali. Il mio passato non è solo quello generato dalle mie esperienze ma da tutta la storia dell’uomo che inconsciamente mi appartiene. Le esperienze personali aiutano a ricostruire il passato del genere a cui appartengo, a comprendere errori e conquiste, verità e falsi d’autore della storia, di tutte le storie. Le visioni notturne, metafisiche, mistiche di ogni essere umano agiscono come una sorta di non-memoria; visioni non coordinate e non « indicizzate » capaci di generare una nuova storia attraverso un processo naturale di cut-up delle esperienze vissute e non vissute. Esse sono i segnali che provano come non sia dello spazio di un’esistenza che la memoria si nutre.

L’architettura diviene cosi’ il testimone muto del passaggio umano e la natura, il ritmo del sistema che regola vinti e vincitori. Il tutto parla tacitamente e l’oscurità lega cose ed esistenze. L’atto di vedere, atto supremo del contemporaneo, non raggiunge la profondità dell’osservazione. Gli occhi s-corrono sulla luce e si s-chiudono sull’ombra. L’oscurità appartiene al sogno e all’ascolto. L’ombra è diversivo, pericolo, confusione, atto terroristico. Nell’oscurità si manifesta il desiderio, i limiti della visione tecnologica e la paura dell’imprevisto. Nell’osservazione c’e’ la ripetizione, nella ripetitività la prova dell’esistenza, la conferma del vero. La realtà si mescola con cio’ che i media ci danno a vedere. Attraverso i sottotitoli le immagini acquistano una posizione storica. Un avvenimento esiste nel momento che c’e’ qualcuno che ne parla.